domenica 9 febbraio 2014

ATTENTI AI FARMACI CHE CAUSANO L’OSTEOPOROSI!

Numerosi farmaci, assunti spesso per anni, possono essere molto dannosi per le ossa e causare l'osteoporosi. Un motivo in più per ricorrere, quando è possibile, a farmaci e trattamenti naturali.


Steroidi
Sono utilizzati come potenti antinfiammatori in diverse condizioni patologiche, tra cui l'artrite reumatoide, la colite ulcerativa e l'asma. A questa categoria di farmaci appartengono molecole come cortisone e prednisone, che ostacolano la formazione di nuovo tessuto osseo e aumentano il suo riassorbimento (cioè lo impoveriscono). Questo porta ad un maggior rischio di fratture.  Le somministrazioni per via orale e per iniezione sono gravate da maggiori effetti negativi sulle ossa, mentre la via cutanea e quella inalatoria danno meno problemi.

Terapie antitumorali
Dopo un tumore al seno, la somministazione di farmaci della classe degli inibitori della aromatasi (anastrazolo, exemestane, letrozolo) può influenzare negativamente la salute delle ossa.  Questi farmaci abbassano i livelli di estrogeno circolanti e aumentano il riassorbimento osseo (l'estrogeno lo blocca e mantiene le ossa forti).
Negli uomini che hanno avuto un tumore alla prostata, vengono invece somministrati farmaci antiandrogeni, come il bicalutamide, il flutamide e il nilutamide. Questi farmaci bloccano l'attività dell'ormone testosterone, rallentando la crescita del tumore prostatico. Tuttavia questi farmaci riducono la densità ossea e aumentano il rischio di frattura.

Antidepressivi
Farmaci utilizzati per combattere gli stati depressivi, come gli inibitori del reuptake della serotonina (SSRI) possono influenzare la salute delle ossa. Tra questi ci sono molecole come il citalopram, la fluoxetina, la paroxetina e la sertralina. Sono tutti farmaci che, stando agli studi scientifici, aumentano il rischio di frattura. Per altro, già lo stato di depressione è di per sé spesso associato all'osteoporosi. Uno studio ha mostrato che l'assunzione regolare di SSRI aumenta del doppio il rischio di frattura. In un altro studio, si è visto che tra le donne depresse, quelle che assumevano gli SSRI avevano una osteoporosi più grave.

Inibitori della pompa protonica (IPP)
Gli inibitori di pompa protonica sono farmaci comunemente utilizzati soprattutto nella terapia a breve e lungo termine della malattia da reflusso acido gastro esofageo (GERD) , nell’ eradicazione di Helicobacter pylori, nella terapia dell’ ulcera peptica e come ‘gastroprotettori’ in pazienti che assumono per altre patologie steroidi o antinfiammatori non steroidei.
Inizialmente erano nati per terapie di breve durata, ma nel caso di GERD ormai vengono somministrati “a vita”, essendo l'approccio medico convenzionale fondamentalmente incapace di guarire questo fastidioso disturbo, ormai quasi epidemico oggi giorno.
Tra gli IPP possiamo citare molecole come l’omeprazolo, il lansoprazolo, l’esomeprazolo, il pantoprazolo e il rabeprazolo.
Recentemente sono state introdotte in commercio formulazioni da banco di questi farmaci che non richiedono prescrizione medica per il trattamento della dispepsia.
Una recente revisione della letteratura ha tuttavia evidenziato che, come tutti i farmaci, non sono certo esenti da effetti collaterali o indesiderati a carico di diversi organi e apparati
maggiore incidenza di cefalea, rash cutanei e diarrea, malassorbimento di ferro in pazienti già noti per carenza di ferro, ridotto assorbimento di vitamina B 12, maggiori infezioni intestinali in particolare da Salmonella e Campylobacter probabilmente favorite dalla inibizione spiccata dell’acidità gastrica, aumentata incidenza di colite microscopica e collagenosa.
L’ utilizzo di inibitori di pompa è associato ad una maggiore incidenza di cancro gastrico, la maggior parte dei cancri diagnosticati in pazienti in terapia vengono tuttavia individuati entro un anno dalla terapia, suggerendo più che un rapporto causa effetto un mascheramento della sintomatologia da parte del farmaco
Nel 2010 la FDA americana ha messo in guardia i consumatori sugli effetti negativi di questi farmaci sulle ossa: l'assunzione prolungata (che ormai è la norma) aumenta il rischio di una maggiore incidenza di osteoporosi e quindi fratture dell'anca, del polso e della colonna vertebrale.
L’utilizzo di questi farmaci, estremamente efficaci se ben utilizzati, dovrebbe essere sempre limitato a pazienti nei quali l’ indicazione è corretta, al minimo dosaggio efficace e per il minor tempo necessario secondo le indicazioni del medico e mai autoprescritti o utilizzati senza una precisa ragione

Antidiabetici
Recenti studi hanno messo in evidenza che farmaci antidiabetici come quelli della classe dei tiazolidinedioni hanno un pessimo effetto sulle ossa. Tra questo citiamo il pioglitazone e il rosiglitazone (Avandia) prodotto dalla GlaxoSmithKline, del quale è stata ritirata l’autorizzazione all’immissione in commercio, 
in quanto secondo recenti studi inglesi e americani avrebbe effetti collaterali di rischio sul piano cardiovascolare (ictus e infarto su tutti).

Farmaci antiosteoporotici
Sembrerebbe un controsenso, ma neanche i farmaci utilizzati per prevenire l'osteoporosi sono del tutto sicuri per il nostro tessuto osseo. Sono farmaci della classe dei bifosfonati, come l'alendronato, l'ibandronato, il risedronato e l'acido zoledronico.
Diversi studi hanno mostrato che l'uso prolungato di questi farmaci aumenta significativamente il rischio di fratture atipiche del femore e osteonecrosi della mascella.


Bibliografia
Kathleen Doheny. Do Your Medications Affect Your Bones?
webmed.com


COMMENTI:
Come spesso accade in medicina, “per rimettere a posto una tegola si finisce per sfasciare tutto il tetto”

In campo medico si definisce malattia iatrogena (o IATROPATIA), qualsiasi stato patologico causato dall’applicazione di una terapia. Spesso lemalattie iatrogene sono provocate da farmaci: ciò può avvenire a esempio nel caso si sbagli la posologia, per reazioni di ipersensibilità o per interferenze tra farmaci.
Iatropatie possono avvenire anche durante interventi chirurgici, ospedalizzazioni o esami diagnostici, per errori umani (a esempio la recisione accidentale di un nervo) o per condizioni difficilmente evitabili (a esempio piaghe da decubito durante un ricovero prolungato), infezioni ospedaliere da attribuire a strumenti chirurgici non sterilizzati, o il mancato uso dei guanti per eseguire procedure mediche. Ulteriore causa di iatrogenesi può essere considerata la resistenza dei batteri alla somministrazione di antibiotici, dovuta fondamentalmente a un’eccessiva prescrizione di antibiotici dai parte dei medici, per protocollo, anche quando non indispensabili e all’abitudine dei pazienti ad interrompere la terapia una volta apparentemente ristabilitisi, anziché prolungarla fino alla completa eradicazione dell’agente patogeno.
Trattamenti medici radicali o non testati sono un’altra causa di malattia o morte iatrogena.

Per IATROGENESI A CASCATA si intende una serie di effetti sulla salute del paziente causati da interventi medici volti a risolvere i precedenti infruttuosi tentativi di guarigione.
Esempio reale quello di un paziente con una severa forma di artrite. In un primo tempo la terapia cortisonica fu efficace, ma l’assunzione prolungata del farmaco causò il primo effetto a cascata: l’insorgere del diabete.
Il diabete aumentò la suscettibilità del paziente verso le infezioni, attivando una tubercolosi polmonare latente.
Il trattamento cortisonico fu sospeso e sostituito da terapia con corticotropina (ormone adrenocorticotropo  o ACTH), la quale provocò insufficienza renale ed osteoporosi, con dolorose fratture spontanee.
Seguirono un’insufficienza multiorgano e, inevitabilmente, la morte…


**************************
The cancer
Di admin P. M.
domenica 9 febbraio 2014

Nessun commento:

Posta un commento