giovedì 13 febbraio 2014

LA STORIA DEI VACCINI


La storia del vaccino anti-vaioloso rappresenta la storia stessa dei vaccini. Per la prima volta nella storia della Medicina, nel maggio del 1796,  il medico inglese Edward Jenner (1749-1823) inoculò in un soggetto sano del materiale purulento proveniente da pustole di vaiolo per ottenere una protezione attiva verso il virus.

Jenner infatti si era accorto che le donne addette alla mungitura, che frequentemente contraevano il vaiolo bovino, forma non grave per l'uomo, difficilmente venivano colpite dalla forma umana del Vaiolo.
Per dimostrare la sua teoria, Jenner prelevò del materiale purulento dalle ferite di una donna malata di Vaiolo Vaccino, la forma di vaiolo che colpiva i bovini  e successivamente lo inoculò nel braccio di un bambino di 8 anni.
Il bambino non ebbe nessun disturbo e in seguito Jenner dimostrò che il piccolo era diventato immune alla forma umana del Vaiolo.
A questa pratica venne dato il nome di "vaccinazione", appunto dal nome del virus bovino che Jenner utilizzò, Vaiolo Vaccino.

Alla fine del 1796 Jenner inviò un articolo alla Royal Society a Londra, descrivendo 13 casi di soggetti immunizzati con il vaiolo bovino. La Royal Society rifiutò di pubblicare l’articolo. Jenner lo pubblicò successivamente a sue spese.
Questo fatto è emblematico di come la comunità scientifica accolse con diffidenza questa nuova tecnica.
Il metodo di Jennner ebbe tuttavia presto un’ampia diffusione ed in breve tempo più di 100.000 persone furono "vaccinate" in tutta Europa. Nel 1805 Napoleone impose la "vaccinazione" a tutte le sue truppe, ed 1 anno più tardi la vaccinazione fu estesa alla popolazione francese.

Si è trattato di un evento di enorme portata nella Storia della Medicina, e cioè del primo caso documentato di prevenzione attiva di una malattia.  Ad onor del vero va comunque sottolineato che già in precedenza erano stati fatti altri tentativi analoghi di prevenzione del Vaiolo.
Già nel tardo ’600 infatti, Lady Montagu, moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli, aveva promosso anche in Inghilterra la pratica della vaiolizzazione, secondo un’usanza già diffusa in oriente. La stessa pratica era stata introdotta anche in Italia dai medici greci e sostenuta da papa Benedetto XIV che cercò di diffonderla nello Stato Pontificio.
La vaiolizzazione consisteva nell’iniettare una certa quantità di pus prelevato da un malato in via di guarigione, in un soggetto sano provocando il vaiolo. Spesso però questa pratica era letale.
La scoperta di Jenner risolse il problema, anche se fu avversata dagli ambienti ecclesiastici e conservatori perché considerata un insulto al creatore, data la commistione tra animale e uomo.
Con il prevalere delle idee libertarie, negli anni successivi alla rivoluzione francese, la vaccinazione divenne una pratica generalizzata. In Italia, fu Luigi Sacco a diffondere, dal 1799, la vaccinazione nella Repubblica Cisalpina, riducendo drasticamente la mortalità da Vaiolo.
Il vaccino antivaioloso (esistono riserve del virus in alcuni laboratori), è tuttora composto da un virus simile a quello del Vaiolo, il Virus Vaccino di origine bovina.

Una tappa successiva di grande importanza per lo sviluppo dei Vaccini si ebbe grazie al Chimico francese Louis Pasteur (1822-1895)illustre ricercatore e studioso, che grazie alle sue scoperte e alla sua attività di ricerca è universalmente considerato il fondatore della moderna microbiologia. Egli si dedicò molto allo studio del Colera e del Carbonchio, ma ottenne risultati molto importanti soprattutto nello studio della Rabbia.
Questa malattia non era molto diffusa, ma il suo decorso era terribile e la prognosi era sempre la morte.
La ricerca era oltremodo difficile in quanto l'agente infettivo dell'idrofobia era un virus, molto più piccolo dei batteri e pertanto invisibile ai microscopi dell'epoca. Era noto che la saliva degli animali arrabbiati conteneva il virus rabbico, che il male si comunicava con morsi e che il periodo di incubazione poteva durare da qualche giorno a parecchi mesi.
Pasteur però dopo alcune ricerche scoprì che la rabbia non risiedeva soltanto nella saliva. La maggioranza degli animali che avevano ricevuto sotto la pelle una inoculazione di materia del cervello di cani arrabbiati, soccombevano alla rabbia. Questo materiale infetto agiva meglio della saliva. Dunque Pasteur capì che l'ambiente più favorevole al virus era il cervello. Partendo da questo presupposto decise di creare il vaccino utilizzando parti di midollo.
Prelevato un frammento del midollo di un coniglio che era morto di rabbia, lo sospese con un filo in un flacone sterilizzato, l'aria del quale era mantenuta allo stato secco con dei frammenti di potassa caustica posti in fondo al vaso. Con il passare dei giorni, man mano che il midollo si disseccava, perdeva sempre più la sua virulenza.
Il virus, una volta divenuto inattivo, veniva tritato nell'acqua pura e infine inoculato sotto la pelle dei cani.
Questi, al contrario di quelli non vaccinati, sopravvivevano. Questa terapia venne sperimentata con successo su molti cani finché un giorno fu provata per la prima volta il 6 Luglio 1885 su Jospeh Meister, un bambino di 9 anni morso da un cane ammalato e a sua volta colpito da idrofobia. Dopo 12 iniezioni ed un'attesa di circa 2 settimane, nonostante l'incredulità delle persone, che rimproveravano a Pasteur l'imprudenza del suo atto, il ragazzo poté lasciare il letto completamente guarito.
 Il 1 Marzo 1886, Pasteur poteva affermare davanti all'Accademia delle Scienze che, su 350 persone sottoposte al trattamento preventivo, c'era stata effettivamente una sola morte.

In Italia le vaccinazioni furono introdotte verso la fine del 1800 sulla spinta delle esperienze acquisite in Europa e nel nostro Paese con il vaccino contro il vaiolo e le ricerche sui batteri di Pasteur e Koch.
La prima vaccinazione ad essere introdotta fu, appunto, quella antivaiolosa, resa obbligatoria dalla legge CrispiPagliani (1888).
La vaccinazione veniva effettuata con un ago particolare, che inoculava sotto la pelle diverse dosi di virus, causando una piccola escoriazione. Se la vaccinazione aveva successo nel giro di 3 o 4 giorni si formava una piccola ferita rossa e irritata che sarebbe diventata una vescica, si sarebbe riempita di pus, e quindi avrebbe cominciato a seccarsi. Nella terza settimana dopo la vaccinazione, la crosticina si sarebbe seccata e sarebbe caduta, lasciando una cicatrice permanente, abbastanza vistosa.

L'ultimo caso conosciuto di vaiolo nel mondo è stato diagnosticato nel 1977 in Somalia. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia nel 1980 anno in cui la vaccinazione è stata definitivamente abrogata.
Riserve del virus, per motivi di studio, sono mantenute ufficialmente solo in due laboratori in condizioni di stretta sicurezza: uno negli Stati Uniti e uno in Russia. Non si può però escludere che esistano altri depositi di virus, in violazione a quanto prescritto dall'Organizzazione mondiale della sanità.
Soprattutto, dopo gli attacchi alle Torri Gemelle dell' 11 settembre 2001, negli Stati Uniti e in altri Paesi del mondo è tornata la paura di una possibile epidemia di Vaiolo generata da un deliberato rilascio di virus nell'ambiente.
Nel 2002, come misura preventiva verso un ipotetico attacco bioterroristico, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha offerto la possibilità ai cittadini americani che lo desideravano di vaccinarsi contro il virus del Vaiolo.
A fine marzo 2003 sono stati vaccinati oltre 350 mila americani, tra civili appartenenti alle istituzioni sanitarie e militari impegnati in azioni di guerra in Iraq.
Circa 1 su 20 mila, tra coloro che venivano vaccinati per la prima volta, ha manifestato problemi di infiammazione cardiaca, e si sono verificati 2 decessi.  Attualmente in Italia sono disponibili 5 milioni di dosi di vaccino antivaioloso, che attraverso le diluizioni possono arrivare a 25 milioni di dosi. (Fonte: Epicentro, Istituto Superiore di Sanità)

Il vaccino contiene il virus vivo e per questo la vaccinazione dev’essere effettuata con molta cautela per evitare una diffusione del virus a zone del corpo lontane dal punto di inoculo. Inoltre, il vaccino ha molti effetti collaterali. La vaccinazione antivaiolosa garantisce una elevata immunità contro il vaiolo per 3-5 anni, dopodiché il livello di protezione decresce. Se una persona è nuovamente vaccinata, l'immunità dura più a lungo. Storicamente, il vaccino si è provato efficace nel prevenire l'infezione da vaiolo nel 95% delle persone vaccinate. Si è dimostrato efficiente anche a contatto già avvenuto, purché somministrato entro pochi giorni dall'esposizione al virus.

Nel 1939 venne resa obbligatoria la vaccinazione antidifterica entro i primi due anni di vita. I criteri che da allora fino all’inizio del XXI secolo hanno indirizzato gli interventi dell’Autorità Sanitaria sono stati:

  1. disponibilità di un vaccino efficace e sicuro
  2. situazione epidemiologica e rilevanza sanitaria e sociale della malattia che si intendeva prevenire

Su questa base si sono successivamente introdotte, come programmi di immunizzazione universale dei nuovi nati, le v
accinazioni contro le seguenti malattie: Difterite, Tetano, Poliomielite, Pertosse, Rosolia, Morbillo, Parotite, Epatite B, Haemophilus influenzae b.
Le vaccinazioni contro Difterite, Tetano, Poliomielite ed Epatite B sono state introdotte come obbligatorie, e l’obbligatorietà permane tuttora (“invaccamento” di massa).
La vaccinazione combinata contro Difterite e Tetano è obbligatoria dal 1939 ed, in base alla Legge n.419, è previsto che i due vaccini vengano praticati simultaneamente.  L’ultimo caso di difterite in Italia si è verificato nel 1996.

Una delle figure più importanti nella storia modera dei Vaccini è stata sicuramente quella di Albert Sabin(1906-1993). Medico ricercatore americano, di origine polacca, famoso per le sue scoperte sul virus della Poliomielite.
Negli anni 1947-50 negli USA egli sviluppò una tecnica per attenuare il virus in modo tale da ottenere un vaccino somministrabile per via orale (OPV). Il vaccino così ottenuto divenne la prima arma in tutto il mondo per la lotta alla Poliomielite.
Sabin non volle mai trarre benefici economici dalle sue scoperte e si rifiutò sempre di brevettarle dicendo che esse “appartenevano ai bambini di tutto il mondo”.


COSA SONO E COME SONO FATTI I VACCINI OGGI (descrizione sintetica)

Cosa sono
Un vaccino è un prodotto costituito da una piccolissima quantità di microrganismi (virus o batteri) uccisi o attenuati, o da una parte di essi, progettato in modo da stimolare nel corpo la naturale reazione immunitaria.
L’ immunità ovvero la condizione dell’essere immune (protetto contro una malattia) comprende un’immunità "umorale", basata sulla produzione di anticorpi, sostanze proteica prodotte da particolari cellule dell’organismo come reazione di difesa all’introduzione di microrganismi e sostanze considerate come estranee (antigeni) e un’immunità "cellulare", basata sull’attività difensiva attuata da speciali tipi di cellule.
I vaccini sfruttano il meccanismo naturale di difesa del nostro corpo – il sistema immunitario – per costruire una specifica resistenza alle infezioni.
Questa difesa immunitaria, simile a quella che è provocata dalla malattia, protegge dall’attacco dei microrganismi presenti nell’ambiente e nelle persone della nostra comunità senza che si sviluppino i sintomi e le complicanze della malattia.

Come sono fatti

I vaccini sono prodotti in diverse maniere, ma in tutti sono presenti le componenti (antigeni) che si trovano nei comuni virus o batteri che sono in grado di stimolare i meccanismi naturali di difesa del nostro corpo.
I vaccini contengono anche piccole quantità di conservanti e antibiotici e alcuni contengono sali di alluminio per aiutare a produrre la risposta immune.

Attenuazione dei virus
Usando questa strategia, i virus vengono indeboliti così che si riproducono con molta difficoltà all’interno dell’organismo. I vaccini contro ilmorbillo, la parotite, la rosolia e la varicella sono fatti in questa maniera.
I virus normalmente causano la malattia moltiplicandosi molte volte nel corpo. Mentre i virus naturali si replicano migliaia di volte, i virus attenuati dei vaccini di norma si replicano per non più di 20 volte. Poiché i virus dei vaccini non si riproducono molto non sono in grado di causare la malattia.
Il vantaggio dei virus vivi "attenuati" è che una o due dosi di vaccino determinano una immunità che dura tutta la vita.
Il limite di questi vaccini è che questi in genere non possono essere somministrati a persone con difetti del sistema immunitario (come persone affette da cancro o AIDS).

Inattivazione dei virus
Usando questa strategia i virus sono completamente inattivati (o uccisi) con sistemi chimici, di conseguenza il virus non può moltiplicarsi o causare la malattia. Sono fatti in questo modo i vaccini polio-inattivato (IPV Salk), epatite-A, un tipo di vaccino contro l’influenza e il vaccino contro la rabbia.
Il vantaggio di questo approccio è che il vaccino non può causare, neanche in forma lieve, la malattia che previene e può essere dato anche alle persone con il sistema immunitario compromesso. Il limite è che per assicurare l’immunizzazione occorrono somministrare più dosi di vaccino.

Usare parti di virus
Usando questo sistema, uno specifico componente del virus viene rimosso o sintetizzato e usato come vaccino. Il vaccino contro l’Epatite B e i vaccini contro l’influenza split sono fatti in questa maniera.
Il vaccino contro l’epatite B è composto da una proteina che si trova sulla superficie del virus che viene prodotto per sintesi usando la tecnica del DNA ricombinante (ingegneria genetica).
E’ la tecnica seguita per la produzione dei vaccini antiepatite B e antipertosse attualmente in uso.
Questa tecnica prevede l’inserimento in un microrganismo ospite del gene per la sintesi della proteina che costituisce il vaccino. In questo modo si possono produrre grandi quantità della proteina immunogena (agente capace di stimolare una risposta immunitaria) che può essere utilizzata per produrre vaccini.
Il vaccino contro l’Epatite B può essere somministrato anche alla persone con sistema immunitario compromesso e il vaccino sembra indurre protezione per tutta la vita dopo tre dosi.

Usare parti di batteri
Alcuni batteri causano malattia attraverso la produzione di una proteina dannosa, detta tossina, che risulta tossica per l’uomo (ad es.la tossina del tetano, della difterite).
Alcuni vaccini vengono allestiti prendendo la tossina e inattivandola chimicamente (la tossina dopo essere inattivata viene detta anatossina).
Dopo l’inattivazione la tossina mantiene la capacità di stimolare il sistema immunitario ma non può più causare danni. Sono fatti in questo modo i vaccini contro la difterite, il tetano e i nuovi vaccini acellulari contro la pertosse.
Un’altra maniera di costruire un vaccino batterico è utilizzando parti del rivestimento glucidico (o polisaccaridico) dei batteri. La protezione contro l’infezione di alcuni batteri si basa sull’immunità verso questo rivestimento di zuccheri. Comunque, poiché i bambini piccoli non hanno una risposta immunitaria buona contro il rivestimento glucidico da solo, tale rivestimento viene legato ad una proteina innocua (questo è chiamato vaccino polissacaridico coniugato).
Sono allestiti in questo modo i vaccini contro l’Haemophilus influenzae e il nuovo vaccino contro lo pneumococco.
Come i vaccini virali inattivati, anche i vaccini batterici possono essere somministrati alle persone con il sistema immunitario compromesso, ma spesso sono necessarie più dosi per indurre una adeguata protezione immunitaria.

Adiuvanti nei vaccini
Nei vaccini sono presenti anche piccolissime quantità di sostanze necessarie per prevenire contaminazioni batteriche, evitare la perdita di efficacia nel tempo o potenziare la risposta immunitaria.
Gli adiuvanti permettono di utilizzare un quantitativo ridotto di antigene, consentendo perciò di fabbricare un numero maggiore di vaccini
Gli adiuvanti utilizzati più frequentemente sono:
Antibiotici: sono utilizzati per prevenire la crescita batterica nelle culture vaccinali. La neomicina è uno degli antibiotici più frequentemente utilizzati a tale scopo.
Alluminio: sotto forma di sali di alluminio è utilizzato nei vaccini per aumentare la stimolazione immunitaria ed aumentare la produzione di anticorpi nei confronti della malattia.
Formaldeide: è utilizzata per uccidere virus e batteri che possono trovarsi nelle colture usate per produrre vaccini.
Monossido di glutammato (MSG): è utilizzato come stabilizzante in alcuni vaccini che in tal modo rimangono inalterati in situazioni quali cambiamenti di temperatura, umidità, ph ecc.. L'MSG viene utilizzato molto spesso nei cibi.
Solfato: sotto forma di sodio metabisolfito è anch'esso uno stabilizzante. Si trova anche in alcuni cibi e bevande alcoliche.
Thimerosal: è un conservante. Il thimerosal contiene mercurio organico è può trovarsi nei vaccini sotto forma di etilmercurio, acido tiosalicilico, idrossido di sodio ed etanolo.
Si trova anche come conservante nei liquidi di pulizia delle lenti a contatto e negli spray orali.

 

Cosa sono e come sono fatti i vaccini

http://www.levaccinazioni.it/informagente/Prima.htm

 

VACCINI E MALATTIE INVECE DI PROTEGGERE LE CAUSANO
Questi adiuvanti (immuno-adiuvanti) in particolare l’alluminio e lo squalene (adiuvante MF59, brevetto esclusivo della Novartis che fu aggiunto nel vaccino contro l’influenza suina virus AH1N1, oggetto di numerose contestazioni) si suppone che facciano il lavoro più velocemente, ma certamente non in modo innocuo.
Gli adiuvanti fanno si che il sistema immunitario IPER-REAGISCA alla introduzione dell’organismo contro il quale si è stati vaccinati, in quanto il sistema immunitario tenterà di distruggere la molecola adiuvante (…) e ciò porterà alla formazione di numerosi anticorpi. Queste sostanze permettono di usare una quantità inferiore di antigene (microrganismi) e quindi di ridurre i costi di produzione del vaccino, quindi, tanto meno sarà il vaccino richiesto per ogni individuo, tanto più dosi individuali saranno disponibili per le campagne di vaccinazione di massa. A scapito di chi?
Tutte queste sostanze hanno una loro tossicità intrinseca, ma, come tutte le sostanze capaci di svolgere un’azione farmacodinamica, la loro tossicità dipende anche dall’individuo che le riceve.
Sappiamo che la prolungata stimolazione immunitaria causata dagli adiuvanti (per esempio alluminio) contenuti nei vaccini pediatrici può causare gravi danni neurologici centrali …
Non esiste al presente una scienza medica che possa garantirci la sicurezza dei vaccini. 
La scienza e i promotori di vaccini non conoscono le loro conseguenze a lungo termine sulla nostra salute e su quella dei nostri figli.

Importanza dell'informazione prima di vaccinare - Eugenio Serravalle
Specialista in pediatria, puericoltura e patologia neonatale. Studio in omeopatia classica.
Intervento del dr. Eugenio Serravalle al convegno “Le vaccinazioni di massa” del 5 ottobre 2013 presso il Centro congressi “A Luciani” a Padova

Prima di vaccinare tuo figlio pensaci, è in gioco la sua vita!
C’è una vasta letteratura scientifica che parla di questo argomento. INFORMATI!

IL RAGIONEVOLE DUBBIO:

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The cancer
di admin P. M.
Giovedi 13 febbraio 2014

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