lunedì 23 giugno 2014

ALLARME DIOSSINA. PERICOLO PER LATTE, CARNE E UOVA


Diossina dall’Ucraina, come se non ci bastasse la nostra.
Il warning arriva da PeaceLink che pubblica sul suo sito le notizie di cui dispone:
"Sarebbe scattata un'allerta sanitaria del Rapid Alert System for Food and Feed (RASFF). Si tratterebbe di oltre 20 mila tonnellate per uso zootecnico già commercializzate. Superati i limiti di legge per le diossine di quasi quattro volte".
PeaceLink chiede al Governo Italiano: 

1) se il 6 marzo 2014 è arrivata in Italia (nel porto di Ravenna) una nave carica di granturco ucraino altamente contaminato da diossina (risulterebbero superati i limiti di legge per le diossine di quasi quattro volte); per la precisione sarebbero già partite per la commercializzazione 20.870 tonnellate di granturco; la commercializzazione sarebbe cominciata il 7 aprile 2014 per concludersi il 9 giugno scorso;
2) se tale granturco sia stato venduto ai mangimifici come mangime per uso zootecnico e se risultano contaminati degli allevamenti (e quali); 
3) se l'11 giugno è partita un'allerta comunitaria del  Rapid Alert System for Food and Feed (RASFF) e se è vero che la dimensione della partita di grano ucraino sia tale da rappresentare un problema di portata nazionale.
 La notizia di PeaceLink si incrocia con quella diffusa da Il Fatto Alimentare che scrive sul suo sito:
"Una nave Ucraina ha scaricato in Italia una grossa partita di mais contaminato da diossina, destinata ad essere utilizzata come mangime per animali. Le analisi sono state effettuate su campioni prelevati il 15 maggio 2014, ma solo oggi è scattata l’allerta. Il  lotto di mais contaminato è arrivato anche in Grecia e in Montenegro. I valori rilevati oscillano da 2,92 a 3,19 picogrammi di equivalente tossico (TEQ toxicity equivalence).
Secondo fonti accreditate, il lotto è sfuggito ai controlli e ora, a distanza di un mese, si teme che il mais  sia arrivato in molti allevamenti. La questione è delicata perché la diossina (meglio sarebbe dire le diossine)  è un inquinante pericoloso e sarà necessario ricostruire l’intera filiera di distribuzione per individuare dove è finita la partita di mais. In questi casi è importante fare un’analisi del rischio per valutare se la diossina ingerita dagli animali è riuscita a contaminare il cibo e in che quantità. Non è detto che si siano superati i livelli di soglia stabiliti dall’UE. Sino ad ora il Ministero della salute non ha diffuso comunicati".

L'anello debole della catena sono sempre i controlli preventivi. Secondo PeaceLink
Quattro persone agli arresti domiciliari, tra cui il direttore del centro servizi per l'agroalimentare di Parma, Sandro Sandri, e tre imprenditori agricoli, 63 persone indagate e 2440 forme di parmigiano-reggiano sequestrate. Sono questi i numeri di una maxi operazione conclusa la scorsa notte dai Nas di Parma. Al centro delle indagini il rinvenimento nel latte, con cui si produceva il formaggio, di aflatossina, tossina proveniente da un mais risultato contaminato a causa del caldo e della siccità.

Per tutti l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata al falso in atto pubblico e alla commercializzazione di sostanze alimentari nocive e tentata truffa aggravata finalizzata alla ricezione di pubbliche erogazioni per il latte qualità. Secondo gli inquirenti le analisi di sicurezza alimentare sarebbero, in sostanza, state falsificate, lasciando così che il latte contaminato venisse utilizzato per la produzione del formaggio.

Livelli di aflatossina doppi rispetto ai limiti di legge
Da quanto è emerso dalle indagini dei Nas, gli sforamenti sui livelli di aflatossina presente nel cereale, utilizzato per l'alimentazione dei bovini da latte, raggiungeva anche il doppio di quanto consentito dalla legge e dalle regole comunitarie.

Nelle partite di latte non era indicata la reale presenza della tossina 
L'inchiesta, coordinata dal pm Fabrizio Pensa della Procura di Parma, ha rilevato che le analisi, condotte dal Centro servizi per l'Agrolimentare di Parma, non indicavano la reale presenza di aflatossina nelle partite latte.

Diversi caseifici coinvolti da febbraio 2013
Un fenomeno che si sarebbe ripetuto dal febbraio del 2013 ad oggi coinvolgendo 2.402 forme di Parmigiano Reggiano in diversi caseifici del parmense, permettendo così di immettere nella produzione il prodotto contaminato che, secondo la legge, doveva invece essere consegnato all'Asl di competenza per la distruzione.

Cosa sono le aflatossine
Le aflatossine sono micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova in particolare nelle aree caratterizzate da un clima caldo e umido. Le aflatossine sono note per le loro proprietà genotossiche e cancerogene, possono essere presenti in prodotti alimentari, quali arachidi, frutta a guscio, granoturco, riso, fichi e altra frutta secca, spezie, oli vegetali grezzi e semi di cacao, a seguito di contaminazioni fungine avvenute prima e dopo la raccolta. L'aflatossina B1 è la più diffusa nei prodotti alimentar,i ed è una delle più potenti dal punto di vista genotossico e cancerogeno. L'aflatossina M1 è uno dei principali metaboliti dell'aflatossina B1 nell'uomo e negli animali, e può essere presente nel latte proveniente da animali nutriti con mangimi contaminati da aflatossina B1.

Quadro normativo dell'UE
L'Unione europea ha introdotto misure, volte a ridurre al minimo la presenza di aflatossine in diversi prodotti alimentari. I livelli massimi di aflatossine sono stabiliti dal regolamento (CE) n. 1881/2006 della Commissione. I prodotti che superano i livelli massimi consentiti non devono essere immessi sul mercato dell'UE. La direttiva 2002/32/CE stabilisce i livelli massimi di aflatossine B1 nelle materie prime per mangimi.

Il ministro della salute Lorenzin tranquillizza i consumatori
"L'operazione della Procura di Parma, a seguito dell'indagine dei Nas, dimostra l'efficacia dei controlli sulla sicurezza alimentare nel Paese, priorità assoluta del nostro Governo e del ministero della Salute. I risultati dell'indagine ci rassicurano sulla limitatezza dei casi, che riguardano solo una parte della produzione. Per questo possiamo tranquillizzare i consumatori italiani e stranieri". Lo ha sottolineato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. "Proseguiremo nei controlli con il massimo del rigore a garanzia del Consorzio Parmigiano Reggiano, che è parte lesa, ha aggiunto il ministro in una nota.

Ministro Martina, sistema dei controlli funziona
"L'operazione della Procura di Parma e dei Nas a tutela della salute dei consumatori e del Parmigiano Reggiano è la conferma che il nostro sistema di controlli funziona". Così il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha commentato l'operazione del Nucleo antisofisticazione dei Carabinieri di Parma riguardante i controlli sul latte.

Coldiretti: Parmigiano contaminato è solo lo 0,07 della produzione annuale
"E' un fatto grave che il prodotto contaminato sia stato utilizzato per produrre Parmigiano Reggiano, tuttavia l'operazione dei Nas ha individuato prontamente le 2.400 forme a rischio, che sono una parte limitatissima dei 3 milioni di forme prodotte ogni anno pari allo 0,07%  del totale". "L'attività di controllo sugli alimenti è una priorità in un Paese come l'Italia che ha conquistato il primato nella sicurezza alimentare, settore di punta nell'economia nazionale" ha proseguito l'associazione, rimarcando che "ancora una volta il sistema dei controlli in Italia si rivela al top dell'efficacia in Europa per tempestività e capillarità". Secondo Coldiretti, infatti, i controlli nel nostro Paese sono "in grado di individuare tutte le situazioni di potenziale rischio e di intervenire chirurgicamente sui prodotti a rischio", a tutela del 75,6% delle famiglie italiane che consuma regolarmente il parmigiano, tre su quattro. "Un' azione a difesa dei 3500 allevatori – ha concluso Coldiretti – che forniscono latte per la produzione di 3,25 milioni di forme per il 2014”. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Latte-contaminato-da-aflatossina-sequestrate-2.440-forme-di-parmigiano-918761d1-edcd-4655-8960-6a8cde282566.html#sthash.ugVHx9ZV.dpuf
Quattro persone agli arresti domiciliari, tra cui il direttore del centro servizi per l'agroalimentare di Parma, Sandro Sandri, e tre imprenditori agricoli, 63 persone indagate e 2440 forme di parmigiano-reggiano sequestrate. Sono questi i numeri di una maxi operazione conclusa la scorsa notte dai Nas di Parma. Al centro delle indagini il rinvenimento nel latte, con cui si produceva il formaggio, di aflatossina, tossina proveniente da un mais risultato contaminato a causa del caldo e della siccità.

Per tutti l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata al falso in atto pubblico e alla commercializzazione di sostanze alimentari nocive e tentata truffa aggravata finalizzata alla ricezione di pubbliche erogazioni per il latte qualità. Secondo gli inquirenti le analisi di sicurezza alimentare sarebbero, in sostanza, state falsificate, lasciando così che il latte contaminato venisse utilizzato per la produzione del formaggio.

Livelli di aflatossina doppi rispetto ai limiti di legge
Da quanto è emerso dalle indagini dei Nas, gli sforamenti sui livelli di aflatossina presente nel cereale, utilizzato per l'alimentazione dei bovini da latte, raggiungeva anche il doppio di quanto consentito dalla legge e dalle regole comunitarie.

Nelle partite di latte non era indicata la reale presenza della tossina 
L'inchiesta, coordinata dal pm Fabrizio Pensa della Procura di Parma, ha rilevato che le analisi, condotte dal Centro servizi per l'Agrolimentare di Parma, non indicavano la reale presenza di aflatossina nelle partite latte.

Diversi caseifici coinvolti da febbraio 2013
Un fenomeno che si sarebbe ripetuto dal febbraio del 2013 ad oggi coinvolgendo 2.402 forme di Parmigiano Reggiano in diversi caseifici del parmense, permettendo così di immettere nella produzione il prodotto contaminato che, secondo la legge, doveva invece essere consegnato all'Asl di competenza per la distruzione.

Cosa sono le aflatossine
Le aflatossine sono micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova in particolare nelle aree caratterizzate da un clima caldo e umido. Le aflatossine sono note per le loro proprietà genotossiche e cancerogene, possono essere presenti in prodotti alimentari, quali arachidi, frutta a guscio, granoturco, riso, fichi e altra frutta secca, spezie, oli vegetali grezzi e semi di cacao, a seguito di contaminazioni fungine avvenute prima e dopo la raccolta. L'aflatossina B1 è la più diffusa nei prodotti alimentar,i ed è una delle più potenti dal punto di vista genotossico e cancerogeno. L'aflatossina M1 è uno dei principali metaboliti dell'aflatossina B1 nell'uomo e negli animali, e può essere presente nel latte proveniente da animali nutriti con mangimi contaminati da aflatossina B1.

Quadro normativo dell'UE
L'Unione europea ha introdotto misure, volte a ridurre al minimo la presenza di aflatossine in diversi prodotti alimentari. I livelli massimi di aflatossine sono stabiliti dal regolamento (CE) n. 1881/2006 della Commissione. I prodotti che superano i livelli massimi consentiti non devono essere immessi sul mercato dell'UE. La direttiva 2002/32/CE stabilisce i livelli massimi di aflatossine B1 nelle materie prime per mangimi.

Il ministro della salute Lorenzin tranquillizza i consumatori
"L'operazione della Procura di Parma, a seguito dell'indagine dei Nas, dimostra l'efficacia dei controlli sulla sicurezza alimentare nel Paese, priorità assoluta del nostro Governo e del ministero della Salute. I risultati dell'indagine ci rassicurano sulla limitatezza dei casi, che riguardano solo una parte della produzione. Per questo possiamo tranquillizzare i consumatori italiani e stranieri". Lo ha sottolineato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. "Proseguiremo nei controlli con il massimo del rigore a garanzia del Consorzio Parmigiano Reggiano, che è parte lesa, ha aggiunto il ministro in una nota.

Ministro Martina, sistema dei controlli funziona
"L'operazione della Procura di Parma e dei Nas a tutela della salute dei consumatori e del Parmigiano Reggiano è la conferma che il nostro sistema di controlli funziona". Così il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha commentato l'operazione del Nucleo antisofisticazione dei Carabinieri di Parma riguardante i controlli sul latte.

Coldiretti: Parmigiano contaminato è solo lo 0,07 della produzione annuale
"E' un fatto grave che il prodotto contaminato sia stato utilizzato per produrre Parmigiano Reggiano, tuttavia l'operazione dei Nas ha individuato prontamente le 2.400 forme a rischio, che sono una parte limitatissima dei 3 milioni di forme prodotte ogni anno pari allo 0,07%  del totale". "L'attività di controllo sugli alimenti è una priorità in un Paese come l'Italia che ha conquistato il primato nella sicurezza alimentare, settore di punta nell'economia nazionale" ha proseguito l'associazione, rimarcando che "ancora una volta il sistema dei controlli in Italia si rivela al top dell'efficacia in Europa per tempestività e capillarità". Secondo Coldiretti, infatti, i controlli nel nostro Paese sono "in grado di individuare tutte le situazioni di potenziale rischio e di intervenire chirurgicamente sui prodotti a rischio", a tutela del 75,6% delle famiglie italiane che consuma regolarmente il parmigiano, tre su quattro. "Un' azione a difesa dei 3500 allevatori – ha concluso Coldiretti – che forniscono latte per la produzione di 3,25 milioni di forme per il 2014”. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Latte-contaminato-da-aflatossina-sequestrate-2.440-forme-di-parmigiano-918761d1-edcd-4655-8960-6a8cde282566.html#sthash.ugVHx9ZV.dpuf
"Occorre istituire un marchio Dioxin Free che garantisca controlli accurati a tutela della salute del consumatore. Purtroppo i controlli oggi non sono obbligatori e i pochi fatti non sono né sufficienti né tempestivi. Occorre inoltre intensificare le analisi delle diossine alla fonte, rendendole obbligatorie, sistematiche e non più facoltative, potenziando con mezzi e personale i laboratori specializzati di analisi".
In un comunicato il Ministero della Salute conferma il riscontro di una partita di mais proveniente dall'Ucraina non conforme per presenza di diossine.
Fonti:
PeaceLink
Il fatto alimentare  
Il Fatto Quotidiano
Ministero della salute 

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